La Fernanda e il Matriarcato
Oggi ho deciso di farmi portatrice di un racconto di vita vissuta di una mia assidua lettrice che -timidamente – mi ha scritto una mail personale: la Signora Fernanda.
Sarò quindi unicamente la cornice boccacciesca di una novella in cui, probabilmente, molti di voi si riconosceranno.
La Signora Fernanda lavora in un Museo, in una parte d’Italia non specificata.
E’ stata assunta per occuparsi di una piccola associazione culturare privata che aiuta questo Museo – piccolo e poco conosciuto – a sopravvivere.
Il museo è naturalmente comunale e come tale vi ci lavorano una schiera di impiegati assunti con regolare concorso.
Mi sono convinta a prendere spunto dalla lettera della Fernanda e descrivere i caratteri dei suoi colleghi, perché mi sembra un bel e varipinto zoo di varia umanità e mi piace sempre constatare che il mondo, tanto rumoroso e movimentato, è proprio un posto meraviglioso, dove ogni giorno possono capitare piccole e grandi cose.
A tal proposito, sollecito chi leggerà questo post, a mandarmi mail o commenti su situazioni lavorative o variamente personali divertenti, da pubblicare come faccio con la Fernanda.
Il Museo della Fernanda sembra la riproduzione di E-R Medici in prima linea perché c’è sempre un’emergenza; ogni istante è carico di fibbrillazione quasi si stesse per operare a cuore aperto.
Questo stato di cose è per lo più dovuto al fatto che tutti gli impiegati sono donne: la Fernanda stessa, pur essendo una gentile fanciulla, sostiene che la continua sindrome pre-emme delle colleghe sta cominciando davvero a spazientirla e vorrebbe tanto che arrivasse un forte, rude, semplice uomo.
La direttrice, tale Brigida (che fa inquietantemente rima con Frigida…) è la regina della Dietrologia: pare che ogni azione di un suo sottoposto venga passata allo scanner dai suoi ormoni e spesso giudicata impropria.
Si narra che riesca a leggere nel pensiero – o almeno così pare – perché ancor prima che qualcuno abbia proferito verbo lei risponde per le rime, certa che la persona in questione stia complottando qualcosa a suo danno o stia per fare un errore che costerà la vita a qualcuno, oltre che la sua reputazione personale.
Si accanisce in particolare su Lovetarget, l’esperta in comunicazione di questo museo, la quale è in cura da uno psichiatra per i danni all’autostima prodotti da tale comportamento.
Trattandosi di un museo comunale, tutto è coordinato da incartamenti e pratiche burocratiche e le gerarchie devono essere assolutamente rispettate, anche se spesso -così racconta Fernanda – non si capisce bene che tipo di gerarchie si seguano.
La più potente è naturalmente Brigida; a seguire però i sottoposti sono organizzati:
- per anzianità di servizio???
- per periodo mestruale???
- per amore e dedizione alla burocrazia????
non si capisce e pare che ogni giorno sia diverso: di sicuro non sono organizzati per meritocrazia, ma d’altra parte siamo in Italia ed è GIUSTO così…
La preferita della Brigida e la Kafkina: un personaggio uscito direttamente dall’ufficio del catasto.
La Kafkina nutre profondo rispetto per la Brigida, tanto da aver deciso di lasciare i propri neuroni sottospirito e di appaltare (quasi come un’organismo unicellulare) quelli della sua amatissima Kapa.
La Kafkina guarda con sospetto chiunque ragioni con la propria testa e non apponga timbri e numeri di protocollo su ogni genere di corrispondenza, articolo o prodotto che esca da quei polverosi uffici.
Essa, inoltre, ha da tempo scoperte le magagne del digitale diabolico sopprimitore dei tanto amati “faldoni”, quindi ne fa volentieri a meno.
Si farebbe uccidere piuttosto che mandarti via mail una lista di appuntamenti: ti telefona e te li detta uno a uno così poi, se li devi fare avere a qualcuno via mail, te li devi SOLO riscrivere tutti.
La Kafkina è stata programmata per eseguire ordini e lo fa con piacere, anche se, vedendola operare con tanta sollecitudine, da subito ti rendi conto ( e non perché lei te lo ripeta 100 volte al giorno) che il suo è un lavoro com-pli-ca-ti-ssi-mooooo e che in pochi posti al mondo si lavora tanto quanto nel Museo dei balocchi.
Ad occuparsi di contabilità è la Beghina: una jovine signorina, zitella di 34 anni, che pare ne dimostri il doppio; forse quella che sta più simpatica alla Fernanda, Beghina ha sostituito il proprio cervello con una calcolatrice e alterna salmi a calcoli e progetti contabili.
Quando Beghina chiama Fernanda è fondamentalmente per riscuotere fondi: rapprensenta il tubino e la Associazione per cui lavora Fernanda è la flebo.
Ma torniamo alla meravigliosa LoveTarget… lei è il personaggio più misterioso.
Probabilmente ha studiato da Ghescia e ama compiacere in modo totalmente masochistico Brigida. Si fa frustare, pugnalare alle spalle, trattare come uno zerbino, sputare in faccia e su ogni parte del corpo; ma si illumina ad un sorriso della sua Kapitana. Ti si apre il cuore quando Brigida – all’uscita dalla messa natalizia – le tira una monetina nel cappello, perché è come se le si fosse palesato il creatore.
LoveTarget è così attenta al target che non si è resa conto che il target non è Brigida; LoveTarget fa così bene il suo lavoro di promotermarketingufficiostampa da non riuscire a fare 2 cose contemporaneamente: infatti o lavora o pensa.
Taccio sulla approfondita descrizione che fa Fernanda della “donna più noiosa del mondo” che non è un eroe Marvel ma l’addetta alle visite guidate di suddetto museo.
Prese singolarmente le colleghe di Fernanda sembrano davvero dei personaggi da zoo, ma tutte insieme – ci assicura la Fernanda – costituiscono la base ideale per la creazione di un manicomio.
L’insicurezza di Brigida è tanta che, non fidandosi abbastanza di nessuno che sia cerebrodotato, dà lo stesso ordine a8 persone diverse, facendo credere ad ognuno di essere il Project Manager del momento, così che si realizzi l’auspicato snellimento burocratico tanto declamato dagli amministratori comunali!!.
Ma d’altra parte dirigenti, medici, giornalisti e imprenditori mai potranno capire quanto lavoro e quanta complicazione risieda nell’essere IMPIEGATI COMUNALI e quindi è comprensibile che le giornate siano piene di insidie e nervosismo…
Cara Fernanda, che dire: ognuno ha il mestiere che si merita o quello che gli capita in sorte. Se fossi in te me ne andrei, che mi sembri una persona brillante e rischi di spegnerti in quella gabbia di matti. Ti chiedo un’unico favore, prima di mandare tutti a quel paese: raccontaci qualche altra gustosa avventura da sputtanamento comunale!!!!!
Cari lettori, se avete voglia di sfogarti attraverso Panzallaria, certi che nomi, cognomi e pseudonimi verranno creati ad hoc per evitarvi mobbing e casini: SCRIVETE!!!!!!!!!!!!!!
Ma povera Fernanda (che ha pure il nome uguale a quello della splendida raccolta di canzoni anni ’80)!
In un posto del genere ci sarebbe veramente da perdere il senno…
Inutile dirlo: qualsiasi storia, raccontata da te, acquista un valore (e un sapore, se posso permettermi) decisamente paradisiaco. : )
Chissà, magari la Fernanda il senno lo ha lasciato sulla luna ed è appena partito il treno che porterà il suo amato a tentar di recuperarlo…
di sicuro la Fernanda ne ha viste tante tra i faldoni da poterci scrivere un bel libro, ma per il momento pare taccia perché prima deve trovare un modo alternativo di soppravvivere senza dover sottostare alle angherie del Matriarcato.
Ma mi ha promesso che non appena ciò accadrà, rivelerà le magagne impiegatizie più sordide ai più e magari sceglierà proprio Panzallaria per il culturalgeneral sputtanamento…
😉
ave et salve
peace and love
piesse: bello il post su “Appuntamento a Belleville”…
eh, eh… quante ghigne… ed il desiderio di commentare (e di cose da dire ce ne sarebbero TANTE) è un prurito quasi irrestibile ma… non lo posso fare! Ora capisco come si sentono i supereroi che non possono rivelare la loro identità alla fidanzata..