Ikea e Furber King
In casa mia ci sono alcune cose davvero vietate. Una di queste, forse la prima, è quella di andare a fare la spesa nei centri commerciali il sabato pomeriggio, o peggio le domeniche prenatalizie.
Stesso discorso vale per l’Ikea, lo spazio arredamento preferito dalle coppie trentenni italiche.
Non ci piace, a me e a Tino, ingorgarci in queste anticamere infernali, con la fi-umana che ti inghiotte e i sensi intorbiditi da rumori assordanti che ti sembra di essere sotto l’effetto del prozac.
Non ci piace fare file interminabili nei parcheggi e alle casse e piuttosto – certi posti – se proprio occorre, li frequentiamo durante la settimana, di sera, al ritorno dal lavoro.
Tino ha tutta una sua filosofia su centri commerciali, acquisti settimanali e mobilifici svedesi. Lui si pone domande esistenziali tipo: “Ma perchè tutti vanno negli stessi posti alla stessa ora dello stesso giorno?” e quando passiamo sullo stradone che conduce anche all’Ikea, in un pomeriggio di un sabato qualunque, io lo vedo che scalpita e non ce la fà a trattenere un “guarda, guarda, E’ INCREDIBILE, sono le 4 e dove credi che stiano andando tutti??? probabilmente a mezzogiorno non c’era nessuno, ma alla gente piace stare dove c’è tanta gente…è incredibile, non lo capirò mai!”.
Anche per queste sue ossessioni deontologiche amo Tino; benché a volte gli prenda la logorrea da furbone che conosce il mondo.
In un solo caso Tino viola il Santo Divieto del sabato e domenica: se si mette in testa che una cosa gli serve e che la deve MONTARE subito.
Domenica è capitato uno di questi casi e Tino (che è l’evoluzione dell’uomo oggetto: l’uomo ATTREZZO): colui che tutte le casalinghe amano, un idraulico alla bisogna, un tappezziere, un muratore e un imbianchino non ha potuto resistere.
Tino soprattutto è uno furbo; si gongola nella sua furbizia; è lo specchio del suo successo: lui è il Furber King, il re, il solo.
E così domenica, facendo strade di campagna solcate l’ultima volta da Carlo Magno, superando guadi e sbalzi temporali siamo giunti all’Ikea senza fare nemmeno 1 minuto di fila!!! Si sono raddoppiati i Km, ma un furber king per evitare la fila farebbe anche il giro del mondo…
Il parcheggio presentava già i sintomi da domenica prenatalizia in acquisto mobile compulsivo: centinaia di macchine lentamente – come avvoltoi a caccia di una preda – seguivano pedoni carichi di pacchi sperando che mollassero l’ambito parcheggio. Ho assistito a scene surreali, con automobilisti in preda a crisi di panico di fronte alla famigliola che rallenta il passo per guardare il palloncino della bimba che vola via.
Si narra che un povero e ignaro passante sia stato seguito fino a casa e che abbia dovuto cedere il suo garage!
Dopo aver gambizzato quelli che aspettavano il posto prima di noi ed esserci pasciuti della preda a striscie bianche, siamo stati inghiottiti nella bolgia degli Ikeani, strani esseri venuti da questo pianeta.
Furber King, prima di entrare, ha pubblicamente dichiarato alla sottoscritta di stargli mooolto vicino, che con il suo furbesco metodo c’avremmo messo meno di mezz’ora e sarebbe stato quasi indolore.
Purtroppo io mi ero dimenticata a casa ramponi e imbragature e così – non potendo farmi trascinare dal Re – ho dovuto a malincuore correre, inventando una nuova forma di footing urbano.
Gli Ikeani sono proprio una razza dalle abitudini le più strane: puntano l’obiettivo ma si fanno spesso distrarre dal contesto, tanto da essere famosi per lo spassionato amore nei confronti delle situazioni ad imbuto. Per una sedia venderebbero la mamma, ma non disprezzano nemmeno
l’Ingrubay o il Muttya, anche se non sanno nemmeno che cazzo sia.
Gli Ikeani parlano tante lingue: la domenica è una babele di dialetti e il modenese si mischia col toscano di montagna, la piadina pranza con la tigella al pesto.
Gli Ikeani pensano che l’educazione alla bolgia dei propri figli inizi fin dalla più tenera età: le mamme ci allattano anche i neonati sulle sdraio dell’Ikea! Personalmente non capisco proprio che gusto ci sia a far provare questa sensazione inebetente a neonati inconsapevoli tanto che avevo quasi voglia di telefonare a “Save a Children” per certe sevizie da shopping natalizio e accessorio immancabile che ho visto!.
Gli Ikeani sono anche molto romantici: in pochi luoghi pubblici come all’Ikea noti coppiette sognanti davanti ad una Billy o a un quadro della tundra al tramonto (quasi meglio di un Monet!). Si guardano negli occhi amorosi e si infilano mezzo metro di lingua in bocca fantasticando sulla loro casa in costruzione: il nido del loro amore imperituro, rigorosamente targato Ikea.
Chi non ha fatto follie per le tende colorate in vero tessuto acrilico che trovi solo all’Ikea?
Chi non ha mai rubato la matita- formato pisello di un nano anoressico – e il metro che mamma Ikea fornisce a tutti gli Ikeani per prendere le misure dei mobili scelti???
E vogliamo parlare dei letti a soppalco che trasformano una casa di 20 metri quadri in una reggia a baldacchino???? Il sogno di ogni single…
Gli Ikeani poi, quando entrano in zona cassa, non possono proprio rinunciare all’ottimo caffè -brodo svedese del barIkea.
Perché fa sentire al centro dell’Europa bere quella specie di cicuta; fa tanto nordici e moderni…
Per fortuna io ero con Furber King e a cucci e spintoni – sfruttando i condotti dell’areazione – dopo 25 minuti eravamo alle casse!!!!!!!!!!
Proprio mentre stavamo per pagare però ho visto Furber King – fino ad un attimo prima in orgasmo da prestazione competitivo furbersca – sbiancare completamente, ho visto vacillare la Sua Fede, la sua tabella di marcia andare in fumo e il suo nobile titolo cadere: aveva dimenticato le viti!!!!!!!!!!!!!!!
Un urlo di panico si è stagliato nel grande spazio Ikea; le pareti hanno tremato, ma tranquilli: nessuno degli Ikeani si è scomposto perchè – come gli svedesi da cui discendono – sono nobili vichinghi, esploratori di mondi e librerie, inventori di tecnologie e montatori professionisti, che non perdono MAI il sangue freddo e lo spirito competitivo che li contraddistingue!.
Grazie x avere reso sopportabile il lunedì mattina, mi sto rotolando dal ridere.
Per conoscere le origini di Ikea, rimando umilmente qui : http://postadiadele.blogspot.com/2005/11/design-demosadico.html
ha,ha,ha…. Pensa che anche io ero all’Ikea domenica pomeriggio e mi sono fatto prendere da profonde considerazioni sociologiche tipo “ma perchè tutta questa gente si trova nello stesso posto alla stessa ora?” oppure “ma che bisogno hanno tutte queste coppiette di scambiarsi effusioni in mezzo a questo infernale casino?” questo prima di iniziare a perdere lentamente coscienza di me.. ricordo che il mio ultimo pensiero razionale è stato qualcosa tipo “non è che all’Ikea studiano questi labirintici persorsi, uniti ad una temperatura media di 40 gradi centigradi, per indurre la gente in uno stato di ipnotico torpore che renda le menti più malleabili alla tentazione dello shopping?” Quando ho ripreso coscienza mi trovavo nuovamente in macchina, in compagnia di una catasta di assi da 1,80 mt di lunghezza di legno svedese (che suppongo possano essere montate a formare qualche cosa di utile e funzionale… ma ancora non so cosa).
ciao,
sono contenta che voi stiate bene…sei sempre molto divertente!
baci da angela e georgette
ciao ti consiglio Bad Ikea… ci si rende davvero conto di non essere poi in cosi’ tanti a riuscire a vedere certe cose e non e’ snobismo elitario ma forse per il resto e’ brainwash di massa
http://www.tmcrew.org/killamulti/ikea/index.html
soprattutto la pagina dove si sbizzarisscono gli Ikeani con gli insulti a chi ha toccato il loro culto http://www.tmcrew.org/killamulti/ikea/insult.html
johnny